Manifestazione “stop omofobia” - 18 settembre 2009, ore 18.00 palermo.

L’escalation di violenza omofoba che ha colpito in queste settimane le nostre città non può essere considerata una novità. Quanto accaduto a Roma, Firenze, Napoli e Messina non deve colpire e spaventare più di quanto la comunità gay, lesbica, trans ha già vissuto negli ultimi anni: incendi alle associazioni ed ai locali GLBT, aggressioni subite nei luoghi di incontro, ragazze e ragazzi picchiati e accoltellati in alcuni casi dagli stessi familiari. E questi fatti non sono ”altro” rispetto agli innumerevoli episodi di violenza razzista o agli infiniti casi di stupri e violenze sessiste perpetrate sui corpi delle donne. La vera novità degli ultimi mesi è invece che queste violenze, innegabilmente figlie di una recrudescenza fascista, godono di una copertura politica a 360 gradi grazie alla vittoria culturale ed elettorale delle destre ed al colpevole silenzio del centrosinistra, che si accompagna alla sua manifesta incapacità di immaginare e costruire un paese differente. L’Italia sembra condannata, non solo dal conservatorismo della destra ma anche dal neo-moderatismo del centrosinistra, ad un presente e ad un futuro in cui la parola Laicità è svuotata di significato. Considerazioni banalmente moralistiche, spacciate in mala fede per etiche e/o religiose, prendono il sopravvento sul bene comune, sul benessere dei cittadini e delle cittadine, sul rispetto per i corpi, i desideri, le speranze delle donne e degli uomini. Ci si accanisce per far decidere alla Legge il momento e le modalità con cui si viene al mondo; ci si accanisce sui corpi morenti per far stabilire alle istituzioni come e quando passare a miglior vita; ma non ci si preoccupa di tutto quel che accade tra il momento della nascita e quello della morte. Se si cresce poveri, senza lavoro, senza il rispetto altrui a causa del colore della propria pelle, senza il rispetto per il fondamentale diritto di scegliere chi amare e chi desiderare, tutto ciò sembra non interessare le nostre Istituzioni. E nel loro silenzio nasce e cresce il disprezzo per i nostri corpi, violati quando hanno un colore diverso dal nostro, quando sono i corpi delle donne, quando sono portatori di espressioni del desiderio differenti rispetto a quelle della maggioranza. Ecco, forse il motivo principale per il quale oggi manifestiamo è proprio la volontà di urlare il nostro diritto a non vedere più mortificati i nostri corpi e a vederli rispettati nel loro essere portatori di desideri e sentimenti sani, gioiosi e vitali. Gli episodi di violenza delle scorse settimane non sono altro che un tentativo di non farci sentire al sicuro nemmeno nei luoghi che consideriamo nostri per ricacciarci nelle nostre case, condannati a vergognarci di quello che siamo. Esattamente come le violenze contro le donne sono l’ultimo feroce tentativo di tenerle chiuse in casa per lasciare il controllo del resto del mondo nelle mani degli uomini. Ma noi non abbiamo nulla di cui vergognarci, non abbiamo nulla da nascondere nel segreto delle nostre case: abbiamo invece il diritto di vivere liberamente la nostra vita alla luce del sole. E vogliamo che questo diritto ci venga riconosciuto innanzitutto dalle nostre Istituzioni. L’Italia è uno degli ultimi paesi europei a non avere ancora una legge contro l’omofobia, una legge che riconosca l’aggravante della discriminazione fondata sull’orientamento sessuale al pari di quanto avviene per le discriminazioni fondate sul colore della pelle o sulle convinzioni religiose. Il progetto di legge per la cosiddetta estensione della Legge Mancino ai reati commessi con l’aggravante della discriminazione fondata sull’orientamento sessuale marcisce da anni in Parlamento e spaventa la Destra tanto quanto larga parte del Centrosinistra. E’ stato discusso, modificato, impoverito, fino a diventare una nuova proposta (purtroppo appoggiata dalla onorevole Paola Concia, unica lesbica dichiarata nel nostro Parlamento) che, se approvata, non tutelerà i nostri diritti e non ci proteggerà da violenze e persecuzioni. Il primo atto della nostra comunità GLBT deve essere quello di ribellarsi a questa riscrittura della Legge e le Associazioni, i movimenti devono impegnarsi ufficialmente a non riconoscere lo stravolgimento operato dal Parlamento e scendere in piazza per chiedere con forza che si torni al progetto originario di estensione della Legge Mancino. In questi anni abbiamo già commesso tanti errori: le Associazioni hanno perso la capacità di parlare alla comunità Glbt, hanno rinunciato al compito di fare politica, di disegnare un mondo migliore, di costruire un paese realmente moderno e laico per i milioni di gay, lesbiche e trans che ci vivono quotidianamente; e a sua volta la comunità Glbt ha smesso di essere una comunità politica unita da un progetto di cambiamento della società per diventare una comunità di consumatori, di clienti di pub e discoteche. Uomini e donne che si accontentano del proprio diritto di divertirsi insieme dalle 22 in poi ma che hanno rinunciato a combattere per avere delle vite migliori e più felici anche nelle altre ore del giorno, per strada, nelle proprie case, nei luoghi del proprio lavoro. Il nostro compito come Associazioni GLBT è riprendere da oggi un confronto serrato con le Istituzioni perché venga tutelato il nostro diritto alla serena e piena affermazione di sé in ogni luogo ed in ogni ora del giorno. Nei nostri locali così come in ogni angolo delle nostre città. Per questo il nostro lavoro non può e non deve esaurirsi nell’impegno sull’estensione della Legge Mancino. Ma deve estendersi in ogni luogo istituzionale, a partire dalla nostra città e dalla nostra Provincia. Al Presidente Avanti, per esempio, chiediamo di spendere i soldi che sono anche nostri non per finanziare spettacoli indegni che, come quello recentemente animato da Radio 101, strappano la risata ridicolizzando gay, lesbiche e trans ma per agevolare e finanziare, invece, l’ingresso dei comuni nella nostra Provincia nella Rete Re.A.Dy (specificare di cosa si tratta) per creare un confronto a livello nazionale sul tema della discriminazione e degli strumenti che gli Enti Locali possono utilizzare per combatterla e per diffondere presso le nostre comunità il rispetto per ogni differenza. Ed al Comune di Palermo chiediamo, con la stessa forza e con la stessa urgenza, di costituire e finanziare un Osservatorio Permanente che raccolga Istituzioni, Forze dell’Ordine e Associazioni GLBT col compito di prevenire le violenze omofobe, sia attraverso lo studio e la raccolta di testimonianze che permettano di valutare la reale entità del fenomeno nel nostro territorio sia attraverso la predisposizione di strumenti che aiutino le vittime di queste violenze e che tutelino la comunità GLBT dal diffondersi ulteriore di tali episodi di discriminazione. “La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia fa tutt’uno con la causa del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dai principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica”. E la nostra Costituzione condanna la discriminazione anche quando essa è fondata sull’orientamento sessuale “una nozione innovativa che va ricordata e sottolineata nel momento in cui l’intolleranza colpisce persone e comunità omosessuali”. Queste parole non provengono da un pulpito qualsiasi ma sono le parole pronunciate pochi giorni fa dal nostro Presidente della Repubblica. Possiamo addirittura dire che in esse vi è il pieno riconoscimento del nostro diritto di essere qui oggi e la piena copertura politica ed Istituzionale alle nostre richieste, alle nostre battaglie, alla nostra legittima aspirazione ad essere donne e uomini liberi di vivere le proprie scelte ed i propri desideri alla luce del sole. Impegniamoci quindi da oggi tutte e tutti e continuare insieme questa battaglia affinchè le parole di Napolitano non restino una semplice speranza ma diventino nel più breve tempo possibile la bandiera di un’Italia più libera, più laica e meno spaventata dai desideri, dai sentimenti e dalla felicità ricca di colori che i nostri corpi sono capaci di esprimere.

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